domenica 3 maggio 2015

Molotov (interiori ed esteriori)

Per fortuna ho un'amica saggia che trova sempre le parole.
*Sei solo un po' agitata perché ti senti divisa tra due vite...*

Di solito riesco a tenerle divise.
Quando torno a milano è un po' come tornare 10 anni indietro,
un ape dietro l'altro, chiacchiera di qui, ridi di là,
è una parentesi dalla vita di tutti i giorni.

Stavolta le ho mischiate.
Ho vissuto la mia nuova vita nella mia vecchia città.
E il risultato nella mia testa (e non solo...) è stato esplosivo.

Parlo con gli/le amic* (alcun*) e non ci capiamo più.
Io non riesco più a vedere le cose come loro. Sento parole che so
che avrei potuto pronunciare io stessa un tempo.
Ma non sono più le mie.

Sento una crepa dentro di me
e ho paura che si allarghi troppo e mi porti troppo lontano
da chi è rimasto lì.

E allo stesso tempo mi è arrivata come un pugno in faccia
la consapevolezza che certe cose erano lì anche allora.
Che avrei forse potuto vivere a milano
quello che vivo ora qui.
Che ho perso tanto di quel tempo...

Non so cosa è stato difficile,
se tornare a casa o lasciare milano.
Ma per sistemare il casino che ho in testa
mi ci vorrà ancora un po' credo.


(Foto del mio amico Ben Art'core)

martedì 31 marzo 2015

Uno nessuno e centomila

e nel frattempo la vita poco a poco ha ripreso
a scorrere normalmente.

anche se resta un prima e un dopo.
e mi son resa conto che c'è un qui e c'è un là.
e io continuavo a dire *noi* per dire noi italiani, milanesi,
e *noi* per dire noi francesi,
ma ci sono cose che solo chi è qui può capire.

e il mio silenzio di inizio anno
non tutti l'hanno capito.
e un rapporto si è incrinato.

so che è un processo naturale,
che sono cose che accadono ovunque si viva,
anche se si è nella stessa città,
si cambia, e non sempre si continua a camminare nella stessa direzione.

e io resto sospesa.
su un ponte.
e non sono pronta ad attraversarlo.
resto a metà tra due identità,
quella che ero e quella che sono diventata,
fondamenta milanesi per una struttura tolosana.

non voglio dover scegliere.
anche se tornando indietro a volte mi viene difficile
spiegare quello che mi motiva ora.
viene difficile *essere* quella che sono ora.

mi sento sdoppiata.
e di solito non mi pesa.
finchè alcuni eventi non mi sbattono in faccia la difficoltà della cosa.




lunedì 30 marzo 2015

Dirty Old Town

una stretta di mano. qualche metro ed era tornato indietro
lasciando la sua scorta per darmi due baci sulle guance,
perché la stretta di mano era troppo formale.
cercavo il suo nome e speravo di non trovarlo.
e per giorni ho potuto vederlo in tv, parlare e spiegare.

sul momento non ti rendi conto della portata degli eventi.
poi la sera ci siamo trovati in piazza.
c'era un quarto della città con noi.

io non mi sentivo charlie, nonostante tutto.
e quanti di quelli attorno a mese fra un mese si ricorderanno.
di quello che facevano, di chi erano, di quello che difendevano.
non mi sento charlie perché non mi facevano sempre ridere.
perché per un periodo avevano giocato al limite.
perché forse ci giocavano ancora.

ma non avevo incrociato dei disegnatori.
avevo incrociato delle persone disponibili, sorridenti, gentili.
umili.

ho passato non so quanti giorni a piangere.
mi sentivo un'idiota.
parlando con amici e conoscenti mi son resa conto
che stavamo tutti così.
che chi mi stava intorno poteva essere charlie o no,
ma tutti vedevamo quello che stava accadendo.
ancora non erano sottoterra e già li facevano rivoltare.
chiese che suonavano a morto e
dittatori di mezzo mondo che sfilavano.

ma non in nome della libertà della stampa.
che molti manco sanno cosa sia.
erano lì uniti e pronti ad approfittare come carogne
per prendersi ancora un po' più di potere
sulle nostre vite. un po' più di controllo.

ho visto compagni e amici scannarsi
e mi son ritirata da tutto.
ora è il tempo del silenzio.

ma lo so che fra poco tornerà il tempo della resistenza.